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L’Oratorio dei Carmini: pietà popolare ed espressione artistica nella Marostica del secolo XVII
di Francesco Gasparini - Direttore del Museo Diocesano di Vicenza e Presidente dell’Università Adulti-Anziani del Vicentino
Gran parte della produzione artistica dei secoli scorsi si occupò di tematiche religiose: accanto però ad un’arte “maggiore”, che trovò la sua sede privilegiata nelle chiese dove assunse una funzione catechetica, troviamo delle non meno interessanti forme d’espressione artistica negli affreschi murali dipinti sulle pareti degli oratori e chiesette, sulle facciate delle case o sui capitelli posti ai crocicchi delle strade. Furono opere di oscuri artisti locali o di “madonnari” ambulanti che con immediatezza, e spesso con squisita sensibilità, seppero farsi in- terpreti del sentimento religioso popolare. Lo scopo, più o meno manifesto, era quello di porre sotto la protezione divina un bene o un’attività. Ecco pertanto che la religiosità popolare si premu- nisce contro le azioni del maligno, spesso imper- sonato da una natura particolarmente avversa, appellandosi alla protezione di vari santi ausilia- tori, ognuno con una sua specializzazione partico- lare o più in generale sotto il manto della Madonna o onorando particolarmente il santo patrono della Confraternita o della Pia Unione.
Possiamo pure riconoscere in queste immagini vi- tali, immediate, segnate dalla fattura popolare- sca, una funzione che, al giorno d’oggi nella civiltà dell’immagine, abbiamo irrimediabilmente perso: il voler manifestare la presenza di Dio ogni giorno nella vita concreta dell’uomo, presenza ricono- sciuta e glorificata da un’intima preghiera ogni- qualvolta lo sguardo si alzava pio ad onorare la sacra effigie. Uguale funzione è il raccontare la vita di un santo per immagini, negli oratori e nelle cappelle, a ricordare che la sua azione benedi- cente e benefica si intreccia con la vita dei suoi devoti, spingendoli all’emulazione.
Questa presenza delle immagini “popolari” ebbe un forte impulso nell’epoca post-tridentina, come reazione alle teorie protestanti che rifiutavano oltre al culto di venerazione alla Vergine e ai Santi, anche le immagini.
Nella Chiesa della Madonna del Carmine di Marostica abbiamo una potente testimonianza di questa fede popolare, che trovò il modo di espri- mersi sia a livello “colto” con gli affreschi della Chiesa (il dipinto centrale della navata, attribuito al pittore vicentino Costantino Pasqualotto 1681- 1755, e altre opere - i sei pannelli alle pareti e le immagini sulla volta del presbiterio - di incerta attribuzione), come pure a livello “popolare” at- traverso la Confraternita che, vicino alla Chiesa, ebbe il suo luogo di ritrovo, di preghiera, di istru- zione religiosa e meditazione, di progettazione della carità. Il luogo divenne uno scrigno di affre- schi che - certamente molto più popolari di quelli
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Madonna nera lauretana a Roveredo Alto - Marostica.
Pagina a fianco, Chiesa dei Carmini a Marostica, affresco di Costantino Pasqualotto (1681-1755) restaurato.


























































































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