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 l’Oratorio irradiava e irradia la sua luce - come quella della Vergine del Carmine - sulla città di Marostica e ci ricorda che se anche non siamo nel sec. XVII, non per questo la realtà del suo “credo” è scaduta, anzi forse è solo assopita e il bisogno di “ritorno alle origini” che si sta respirando ulti- mamente, ne potrebbe esser la riprova.
Concludendo
Chiesette, oratori, capitelli e immagini sacre si incontrano un po’ ovunque nel nostro territorio, ed è veramente interessante scoprire la loro sto- ria, le motivazioni della loro presenza, rilevare lo stato di conservazione, l’epoca di esecuzione, individuare con precisione il luogo della loro ubicazione. Tutto questo ha mosso tante per- sone a Marostica a ritrovare le origini, il senso, le motivazioni di questo meraviglioso scrigno
dove si trovavano i confratelli del Carmine. Questo tesoro, dopo tanti secoli è riemerso dall’oblio, in maniera imprevista e quasi “avven- turosa”. Mi sono stupito che si sia conservato in quella casa usata nei secoli in maniere tanto di- verse. Ma è lì, con la sua magia e il suo stupore, e ci documenta una pagina di fede e di arte della città marosticense. Grande è l’importanza della tradizione popolare nella formazione delle nuove generazioni ed è bello far conoscere nei suoi vari aspetti naturali, sociali, storici e reli- giosi l’ambiente che ci circonda. Infatti, i giovani di oggi hanno quasi completamente perso il senso della identità locale e comunitaria, fatta di tradizioni, di fede, devozione, celebrazioni, narrazione, usanze e costumi. È compito di noi adulti accendere in loro questi interessi, aspetti importanti della loro terra natale.
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L’interno dell’Oratorio dei Carmini con i dipinti, la boiserie lignea e, sullo sfondo, il posto del Priore e dei Massari.





























































































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