Page 4 - PROGETTO DI INTERVENTO
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Studio di Restauro Studio di Restauro
Sella Alessandra
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L’Oratorio dei Carmini fu eretto nel 1648 come sede della Confraternita ed è formato da due vani contigui: la sala capitolare, ampia e luminosa grazie a tre finestre poste nella parete sud sovrastata da una volta a botte e uno spazio absidale quadrangolare verso Nord (a ridosso del monte Pausolino) un tempo soffittato con volta a crociera da tempo caduta.
Nel Vano voltato completamente scialbato sono già visibili tracce di cromia, in diversi punti sia sulle pareti che sulla volta, la caduta della scialbatura mostra la presenza di colori sottostanti. Da una prima lettura visiva si capisce che la superficie decorata si presenta lacunosa e non completamente integra in quanto si intravede in modo particolare nella parete est un intonaco di nuovo intervento.
La struttura murale, costituita da bozze di pietra mista a laterizi, appare nelle parti visibili, particolarmente irregolare e tale da determinare una discontinuità nello spessore della stratificazione degli intonaci. Gli strati di intonaco risultano essere tre:
- L’intonachino pittorico.
- Un arriccio.
- Il rinzaffo.
Solo durante l’intervento di restauro, man mano che la rimozione degli strati di scialbo riporterà in luce maggiori porzioni d’opera, sarà possibile analizzare meglio altri particolari della tecnica esecutiva.
Nella lettura dei diversi livelli che costituiscono l’opera emergono diverse tamponature (tra cui una finestra ad arco a sesto acuto e un muro divisorio tra la sala capitolare e lo spazio absidale), questo indica come i vani nel corso del tempo ( oltre ad essere stati sottoposti a continue manutenzioni, a norme igenico –sanitarie o cambiamenti di gusto) abbiano subito diverse modifiche e che siano per cui stati riconformati adattandoli ai nuovi cambiamenti d’uso.
Su richiesta della committenza e con l’autorizzazione del funzionario della soprintendenza sono stati effettuati una serie di saggi per confermare la presenza della pittura e, allo stesso tempo per individuare il sistema più idoneo di rimozione degli strati di scialbo.
Gli strati da rimuovere sono risultati essere tre; il più recente di colore grigio e quello sottostante di colore giallo ocra, da una prima indagine sono facilmente removibili con una pulitura meccanica a bisturi mentre il terzo strato, a contatto con la superficie pittorica e costituito da calce, risulta molto problematico.
Lo strato, infatti, si presenta molto indurito mentre il film pittorico sottostante in diverse zone è molto fragile con fenomeni di polverulenta.
Le prove di scopritura sono state le seguenti:
- Rimozione meccanica con bisturi e martellina dei due strati di pittura.
- Ammorbidimento dello scialbo a calce con impacchi di polpa di carta e carbonato d’ammonio in soluzione al
10%.
In contemporanea su altre zone l’impacco di carbonato d’ammonio è stato sostituito con:
- Applicazione di resina a scambio Ionico Amberlite Cationica.
I saggi compiuti non hanno avuto purtroppo esiti soddisfacenti:
- Lo scialbo si è maggiormente indurito dopo l’impacco con il carbonato d’ammonio.
- La resina a scambio ionico non ha dato nessun risultato.
In entrambi i casi la pittura sottostante risultava troppo ammorbidita e pertanto ulteriormente precaria.
      










































































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